mercoledì 11 settembre 2013

Cile: il cinema come denuncia e resistenza alla dittatura di Pinochet

Il golpe dell'11 settembre 1973 che in Cile portò al potere Augusto Pinochet e che portò alla morte l'allora presidente Salvador Allende e in seguito migliaia di persone innocenti, ha ispirato molte opere cinematografiche in Cile e anche fuori dal paese latinoamericano. Tra i nomi che spiccano nella cinematografia legata a quel tragico evento quelli di Helvio Soto, Miguel Littín e Patricio Guzmán.
  
Nel momento in cui Pinochet salì al potere, in Cile era in auge quello che era chiamato il Nuovo Cinema Cileno, sviluppatosi con una generazione di giovani cineasti 'nati' dal programma di Cinema Sperimentale che l'Università del Cile aveva iniziato fin dal 1964.

Influenzati dal neorealismo e con la preferenza verso il documentario, molti di questi giovani registi avevano realizzato opere che testimoniavano il processo politico che aveva portato alla presidenza, nel 1970, il socialista Salvador Allende. Uno di questi registi era Helvio Soto (1930-2001), la cui pellicola "Metaforfosi del capo della polizia politica" del 1973 non è mai stato proiettato in Cile a causa del golpe, e Soto, come la maggioranza dei suoi colleghi, fu costretto all'esilio.

Nel 1975 diresse in Francia e Bulgaria "Piove su Santiago", nel quale si racconta la giornata dell'11 settembre 1973, i sequestri, le torture e le sparizioni di persone a causa della dittatura. Una pellicola che ha avuto un successo in ogni paese nel quale è stata presentata, oltre 50, ma mai naturalmente in Cile. Il film vede la partecipazione di attori come Annie Girardot e Jean-Louis Trintignant, mentre la colonna sonora fu composta e interpretata da Astor Piazzolla. Soto è tornato in Cile negli anni '90, una volta 'rinata' la democrazia, e ha lavorato a formare nuove generazioni di registi. 

Allo stesso gruppo appartiene Miguel Littín, nato nel 1942, e che ha ricoperto nel 1971 il ruolo di direttore generale della Chile Films nel governo di Allende. Esiliato prima in Messico, poi in Spagna, nel 1985 è rientrato clandestinamente nel suo paese, dove, senza che il governo di Pinochet lo scoprisse, ha girato un documentario "Acta general de Chile", che includeva delle interviste ai leader dell'opposizione e della resistenza. Fuggì di nuovo dal Cile prima che i militari riuscissero ad arrestarlo.

Questa storia è testimoniata nel libro che Gabriel García Márquez pubblicò con gran successo nel 1986 e dal titolo "La aventura de Miguel Littín clandestino en Chile". Nel 1987, il Ministero degli Interni cileno ha riconosciuto che un anno prima aveva bruciato circa 15.000 esemplari di quel libro per ordine di Pinochet.

Contemporaneo di  Soto e Littín, nonostante non facesse parte del Cinema Sperimentale, è Patricio Guzmán, classe 1941, autore di film come "La batalla de Chile", "El caso Pinochet", "Salvador Allende" e il più recente "Nostalgia de la luz". "Io volevo fare lo scrittore, ma quando sono tornato in Cile dopo la scuola di cinema a Madrid, ho conosciuto il paese governato da Unidad Popular e guidato da Allende, e ho avuto l'impulso di filmare la realtà che stava nascendo e dove ogni cosa era interessante perchè si produceva un'accelerazione della storia", ha detto Guzman in un'intervista a Telam nel 2004.

Guzmán è stato detenuto nello stadio Nacional (ora Victor Jara) tra il 1975 e il 1979, e ha realizzato il monumentale "La batalla de Chile", una pellicola di cinque ore, il cui girato veniva mandato fuori dal paese attraverso l'ambasciata svedese. "La batalla de Chile" è stata proiettata in 35 paesi e ha vinto diversi premi sia in Europa, sia in America Latina, ed è considerata da molti critici come il miglior documentario cileno di tutti i tempi, mentre la rivista statunitense 'Cineaste' l'ha giudicata tra i 10 migliori film politici del mondo.


Oltre all'opera dei registi cileni, l'opera che sicuramente viene più ricordata e che parla del Cile di quegli anni, è "Missing" (1982), diretta dal regista Costa-Gavras con la colonna sonora Vangelis e vincitore  della Palma d'oro al el Festival di Cannes e del premio Oscar per la miglior sceneggiatura. 'Missing' racconta la storia della sparizione di Charles Horman, un giornalista newyorkese che viveva a Santiago, e della disperata ricerca che di lui fanno il padre e la moglie, interpretati da Jack Lemmon e Sissy Spacek.

E' importante ricordare anche "La casa degli spiriti" (1993), versione cinematografica del libro di Isabel Allende, film diretto dal danese Billie August e intepretato da Jeremy Irons, Meryl Streep, Glenn Close, Winona Ryder e Antonio Banderas. Anche quest'opera ha vinto numerosi premi a livello internazionale. Nonostante non sia un documentario, è un'eccezionale testimonianza della ferocia con la quale la dittatura di Pinochet ha annullato i diritti civili e umani non solo degli oppositori, ma anche dei settori reazionari che avevano appoggiato il golpe.

fonte telam.com.ar

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